Troppo sovente vediamo i nostri dipendenti come elementi facenti parte a priori, dal momento in cui firmano il contratto che proponiamo loro, della nostra squadra aziendale; quando invece dovremmo pensarli come clienti interni, da conquistare e mantenere ogni giorno. Come? Vediamolo meglio nel dettaglio.
di Mattia Zanforlin, Responsabile Marketing OSM Partner Padova Mc2,
estratto dal best-seller “I Nuovi Condottieri” di Paolo A. Ruggeri, CEO e Fondatore di OSM.
2′ di lettura
“Personalmente vado matto per le fragole con la panna; ma non so per quale strana ragione, i pesci preferiscono i vermi.”
Dale Carnegie
Il personale è più comprensibile se viene paragonata ad una vendita.nella vendita cerchiamo di far compiere uno sforzo economico al cliente e per soddisfare alcune sue esigenze.
Anche della motivazione del personale stiamo cercando di far compiere uno sforzo ad un collaboratore (essere più organizzato, o lavorare di più, o prestare maggiore attenzione alla qualità, o fare più visite, può essere meno critico, eccetera).
Per farsi che il collaboratore compia questo sforzo, egli deve percepire dei vantaggi o la soddisfazione di qualcune sue esigenze.
In una società in via di sviluppo, lo stipendio fine mese può costituire una molla sufficiente a far sì che il collaboratore compia questo sforzo. Se io vivessi in Senegal, dove esiste una grande carenza di posti di lavoro e dove il tenore di vita è piuttosto basso, chiedi solo fatto di essere assunto e di mantenere un posto di lavoro in azienda e mi offrirebbe la possibilità costante di migliorare il mio tenore di vita, e e costituirebbe di per sé una grande fonte di motivazione.
Sfortunatamente (o fortunatamente, poiché non sarebbe bello vivere senza l’acqua potabile in casa o senza avere clienti qualificati a cui poter vendere), il miglioramento del tenore di vita di un paese e porta inevitabilmente con sé il fatto che il nostro collaboratore arrivi via via a considerare lo stipendio sempre più come qualcosa di dovuto per “il tempo che passo in azienda”; infatti già due o tre mesi dopo l’assunzione, lo stipendio tende a non essere più un fattore motivante. È qualcosa di acquisito, o perlomeno viene percepito come tale dalla maggior parte dei collaboratori.
Ciò avviene, forse, non tanto per malizia o per cattive intenzioni da parte dei collaboratori, quanto per il fatto che a) spesso quello che noi offriamo, gli verrebbe comunque offerto anche altrove (per alcune tipologie di collaboratori quali operai, tecnici di produzione, commerciali, disegnatori tecnici, e altre ancora, spesso la domanda supera l’offerta); b) la ricchezza delle famiglie mette il nostro collaboratore in una situazione dove, in alcuni, casi non ha necessità economiche così impellenti come le avevano i nostri genitori (quando una coppia oggi si sposa, per esempio, normalmente la casa viene loro regalata dei genitori; molti trentenni vivono ancora a casa con i genitori, insomma, il più delle volte non c’è una situazione economica disperata), e c) le garanzie sociali portano il collaboratore a vedere, a volte erroneamente, lo stipendio come un fatto acquisito.
Lo stipendio a fine mese, da solo, non è più sufficiente a creare motivazione e coinvolgimento. Produzione del tenore di vita a creato un’evoluzione anche nei bisogni e desideri del nostro collaboratore, e continuare a pensare che si stia mettendo in atto una politica motivante corso lo fatto di pagare uno stipendio fine mese, e come pensare di “continuare a soddisfare le esigenze del settore delle utilitarie vendendo le Fiat Uno”. Non che la Fiat Uno sei una brutta auto, al contrario, però l’evoluzione delle esigenze ha fatto sì che, mentre alcuni anni fa era forse la migliore utilitari in commercio, oggi non sia più ciò che il cliente desidera.
Ma quali sono le “fragole “o i “vermi” che mettiamo sulla lenza?
Probabilmente alcuni imprenditori, arrivati a questo punto del libro, si arrabbieranno ti criticheranno quello che dico: “Ma come? Pago già a 2000 € al mese e quel fannullone!”, “si dovrebbe lavorare sodo dello stipendio che gli do, perché ogni mese io lo pago!”, ed altri commenti simili.
Reazioni del genere, se pur comprensibili, caratterizzano l’imprenditore che ha proprio bisogno di continuare a leggere questo capitolo. Infatti egli operando in questo mercato con tale punto di vista ha certamente già avuto molti insuccessi nella gestione dei propri collaboratori.
Lo stipendio un fattore davvero motivante solamente nella società in via di sviluppo e lo è solamente fino ad alcuni mesi dopo l’assunzione. In seguito perde molto del suo appeal motivazionale.
Per arrivare alla soluzione del problema della motivazione, dobbiamo evolverci e renderci conto che dobbiamo considerare la persona che noi gestiamo come una cliente interno.
“In qualsiasi azienda dell’era dell’informazione globale, le persone sono la vostra risorsa più importante. La risorsa va a casa ogni sera il giorno dopo potrebbe rientrare o non rientrare. Le aziende più illuminate considerano tutti i loro dipendenti come se fossero degli imprenditori autonomi.”
Ed McCracken
Il capitale più importante di un’azienda sono le persone. O sappiamo quali sono le molle che le motivano e le spingono ad agireoppure sarà meglio che le studiamo e le comprendiamo in fretta. Oggi giorno, con la diffusione sfrenata della tecnologia, l’azienda che diventa il leader è quella che è in grado di mantenere e di motivare le persone.l’azienda che si rende conto di questo cambiamento, e non inizia una politica di motivazione e coinvolgimento delle proprie risorse umane, e destinata inevitabilmente a fallire.
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Argomento veramente interessante.