Nella tua azienda avvengono dei comportamenti verso i quali ti senti impotente?
I tuoi dipendenti commettono spesso degli errori, e non capisci perché non riesci a farli migliorare? Ciò che ti farebbe bene sapere è, che se vuoi davvero cambiare le cose, hai bisogno di “causatività”.

 

di Mattia Zanforlin, Responsabile Marketing OSM Partner Padova Mc2,
estratto dal best-seller “I Nuovi Condottieri” di Paolo A. Ruggeri, CEO e Fondatore di OSM.

2′ di lettura

 

Possiamo dire che uno dei problemi più grandi dell’uomo è quello di considerarsi “effetto” di cose delle quali lui in realtà è “causa”. Se non innaffio mai le piante che mi vende il fiorista ed essi appassiscono, la colpa non è del fiorista, è mia. Io però potrei, per assurdo, continuare a vedere le piante morire e pensare che “Quel fiorista è proprio un truffatore”. “Guarda un po’ che piante mi ha venduto, non durano nemmeno due settimane”. Oppure potrei dire: “Dannate piante, guarda qui che cosa mi fate! Lo fate apposta”.

 

 

Se mi considero “effetto” di qualcosa di cui sono invece “causa”, vado di invischiarmi un problema irrisolvibile. Non riuscirò mai a risolverlo se continua a dare la colpa gli altri… Perché sono io che lo sto creando. Se non mi rendo conto che sono io che non bagno le piante, posso anche cambiare il tipo di pianta che acquisto, possa cambiare fiorista, ma le piante e continueranno a morire. Se io mi considero “effetto” di qualcosa di cui sono “causa”, il problema persiste.

Quando io non esprimo regolarmente il pieno apprezzamento ai miei collaboratori, non li coinvolgono mi interesso veramente a loro, sto facendo sì che siano meno motivati e, quindi, meno produttivi. E se poi addirittura io” giro per l’azienda sorprendere le persone quando sbagliano”, costituiscono dei principali fattori di demotivazione della mia azienda.

Il problema non sono i miei collaboratori. Non sono le mie procedure di selezione. Il vero problema sono io.

Eppure il manager che opera senza tenere presenti fattori fin qui esposti, continuerà a dire o a pensare che “il vero problema sono i suoi collaboratori”. Un classico esempio di come ci si consideri effetto di cose di cui in realtà si è causa.

 

 

Tale manager nutrirà spesso dell’ostilità nei confronti del suo personale, se la prenderà per i loro errori, e, facendo così, peggiorerà ulteriormente  non solo la situazione dei suoi collaboratori, ma anche il proprio stato d’animo.

Il nostro collaboratore è un cliente interno. Dà la sua dedizione e il suo cuore a leader-allenatori che lo mettono in condizioni di salire sul palco scenico trionfare, che, coinvolgendo interessandosi davvero lui come persona, lo fanno sentire parte di un gruppo.

Possiamo non curarci di quanto trattato in questo capitolo. Possiamo prescindere da tutte le indagini di mercato e continuare  a omettere di fornire i nostri collaboratori quegli stimoli che essi considerano motivanti. In tal caso, però, non stiamo a chiederci perché ci sentiamo soli nella gestione della nostra azienda.

Metti sulla lenza le cose giuste!

 

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